Presentando il suo nuovo libro ’Storie di sangue, amici e fantasmi’ a Palermo, nellambito della festa di Legambiente, imbeccato dai giornalisti, il Presidente del Senato è tornato a commentare largomento maggiormente discusso in queste ultime settimane: “La dizione ius soli è una comunicazione errata ha affermato grasso – Un difetto di comunicazione. Inizierei a parlare di ius culturae, perché la legge che è all’esame del Senato in attesa di avere i numeri per andare avanti fissa una serie di condizioni: chi è nato in Italia ed è figlio di un cittadino comunitario almeno residente legalmente da 5 anni e che conosca la lingua, può ottenere questo diritto. Ci sono bambini che fanno percorsi di legalità con i nostri nipoti che però non li riconosce nemmeno come cittadini spiega ancora Grasso -. Si tratta di riconoscere dei diritti, una situazione di fatto. Così non si toglie niente a nessuno. Sono questi i cittadini che pagano le tasse con il loro lavoro. Sono diritti solo da riconoscere e che già ci sono. Spero che entro questa legislatura si possa approvare questa legge che è veramente un passo avanti per il nostro Paese”. Ma proprio perché, come dicevamo, il tema è particolarmente delicato, anche altri ministri sono tornati a parlarne. Nel corso di unintervista su radio1, il ministro dellIstruzione ha tenuto a sottolineare che “La nostra scuola sta già svolgendo un ruolo molto importante: ci sono 140mila bambini circa che sono già parte delle nostre scuole, sono già integrati. Chi c’è in ritardo? Il Parlamento, che non certifica questa realtà. Non si può avere una contraddizione tra ciò già avviene di positivo, come integrazione nelle nostre scuole – aggiunge infine la fedeli – e quello che avviene fuori dalle nostre scuole, cioè nella cittadinanza”. Dal canto suo il ministro della Salute ha tenuto a ribadire che “sullo ius soli credo che una legge giusta con un metodo di approvazione sbagliato (la fiducia, ndr) potrebbe rendere sbagliata anche la norma. Spero che ci sia la possibilità di un dibattito più ampio, questo permetterebbe di avere una maggioranza condivisa non solo dentro il Parlamento ma anche fuori”.
M.